Effetto Doppler primo album per Canis intervistato da Sandro CARELLE

Scritto da il 22 Aprile 2018

Se esiste una motivazione per la quale accingersi allo scrivere canzoni, questa non è da ricercare ne nella musica ne nella poesia ma in quella strana fregola che avviene tra la melodia le parole  e l’ armonia: insomma in una forma  artistica che non ha bisogno dei suoi pur illustri predecessori per definirsi tale.

I giorni brevi di gennaio e la malinconia introspettiva di febbraio si sfogano nella luminosità del cielo di marzo, nel desiderio, nella primavera. I pollini schiacciati a terra dalle incessanti piogge d’aprile sono la premessa per i fiori bianchi dell’ acacia e del biancospino in maggio. Il rosso delle ciliegie di giugno fa pensare all’amore così che in Luglio l’arrivo della canicola, del piccolo cane Sirio, illumina un mondo straripante di entusiasmi. Agosto invade ogni spazio coi suoi silenzi inoperosi e carica la molla ad un infingardo settembre fatto di teste basse e mietiture finché ad ottobre un’ alluvione giunge come per lavar via ogni misfatto.L’autunno contemplativo di Novembre porta tutti ad alzare la testa al cielo cosicché le lunghe notti di dicembre si trasfigurano in una sorta di notte di tutti i tempi dalla quale ci si sveglierà solo con qualche petardo lanciato a fine mese. Il primo disco di Canìs è quindi una sorta di calendario umorale in cui il susseguirsi delle stagioni e i cambiamenti di luce sono la scintilla per innumerevoli divagazioni e dilatazioni.

Sotto la direzione artistica di Francesco Arcuri (Capossela, Mannarino, Einaudi) si avvicendano talentuosi musicisti della scena milanese quali Tazio ForteLuigi ScuriIvo BarbieriCarlo SandriniMarco TessarinMartino Vercesi, Nadio MarencoGabriele PelliMarzio MorzentiMatteo PigatoAlberto Stagnoli e Marina Ladduca; tutti sapientemente miscelati dall’abile mano di Antonio “Cooper” Cupertino al mixer.

 

BIO

Canìs nasce e cresce a Belcreda, una piccola frazione nel cuore della Lomellina, luogo dal quale non si è mai mosso, non si sa se per affetto o se per pigrizia.
Il soprannome che porta gli deriva dal padre e ancor prima dal nonno, il quale, interrogato sul suo significato, dichiarò, forse fingendo, di non averlo mai saputo o di non ricordarselo.
Vive tutta l’infanzia e l’adolescenza all’ interno del bar di famiglia, attività alla quale crede di sentirsi destinato fino a quando non scopre, durante le scuole medie, di aver buone doti in matematica.
Nonostante ciò sceglie gli studi umanistici e contemporaneamente inizia a suonare.
Si laurea in letteratura italiana con una tesi sul poeta Umberto Fiori mentre studia musica con Pietro Cedrati prima e con Pietro Nobile e Bebo Ferra poi.
Scopre di avere una sorta di metereopatia che influenza la scrittura della sue canzoni le quali finiscono quasi sempre per risentire del clima che c’era al momento della loro scrittura, decide allora di tentare di inserirle in un contesto più ampio. Nel 2014 Canìs venne a sapere che Christian Andreas Doppler, uomo ben più importante di lui, nel 1845, accanto ai binari della ferrovia, ascoltò il suono emesso da un vagone pieno di musicisti. Il fenomeno acustico studiato da Doppler, in seguito chiamato effetto doppler, divenne poi il mezzo grazie al quale fu proposta la teoria del big bang; Canìs ne dedusse che il big bang fu teorizzato grazie alla musica.
Sarà quindi lo studio delle stelle a fornirgli il contesto più ampio che andava cercando e a divenire la cornice del suo primo lavoro “Effetto Doppler” in uscita per la casa discografica Lapilla Records/Ponderosa Records.


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