Ornella Vanoni, l’eleganza senza età di una voce inconfondibile

Scritto da il 13 Febbraio 2018

Pochi artisti al mondo possono vantare una longevità professionale analoga alla sua: dal 1956 Ornella Vanoni calca le scene – musicali, ma anche teatrali e cinamatografiche – con la levità propria della fuoriclasse assoluta, dell’artista che non ha bisogno di aggiungere nulla a quanto non faccia già sotto i riflettori per rendersi più visibile o appetibile al pubblico.

Dalle canzoni della mala milanese al jazz, passando per la bossanova e la canzone d’autore, la voce meneghina è diventata negli anni una solida icona di eleganza, istituzionale – questo sì – ma mai organica all’industria dell’intrattenimento: merito della sua personalità, che le ha permesso di cambiare più volte stili e registri senza però perdere il suo inconfondibile marchio.

Nata nel ’34, Ornella è figlia della Milano bene: il padre è un industriale farmaceutico, che la manda a studiare in Svizzera. La vita altoborghese, però, le va stretta: nel 1953 si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro, dove incontra quello che sarà il suo pigmalione e il suo compagno, Giorgio Strehler. Il Maestro le propone di cantare negli intervalli de “I Giacobini” di Zardi: alla Vanoni bastano tre canzoni per guadagnarsi il plauso di pubblico e critica.
Alla fine degli anni Cinquanta, sempre come attrice nella scuola del Piccolo Teatro, interpreta alcuni brani di Brecht, cimentandosi per la prima volta con un impegno da cantante tout-court con le cosiddette canzoni della Mala: pezzi come “Ma…mi…”, “Le mantellate”, “Canto di carcerati calabresi” saranno i suoi primi successi in ambito canoro. Nasce curiosità: non si capisce bene se provenga davvero dalla mala, se sia la compagna di malviventi e così via. Erano altri tempi, quelli: le forbici della censura si abbattono ben presto sulla Vanoni, essendo in quegli anni ritenuto inconcepibile che ci siano canzoni che cantino la detenzione dal punto di vista del carcerato.

Nel ‘60 sposa l’impresario Lucio Ardenzi, dal quale due anni dopo ha un figlio, Cristiano. Nel frattempo, nel 1958, è la prima artista ad incidere un 45 giri per la neonata etichetta Ricordi. La casa discografica ha sotto contratto tutta la nuova generazione dei cantautori, tra i quali quel Gino Paoli – al quale è pure legata sentimentalmente, dopo la fine della relazione con Strehler – che le offre “Senza fine” (che diventerà uno dei suoi cavalli di battaglia), “Anche se”, “Che cosa c’è”, “Me in tutto il mondo”.

E’ l’inizio dell’irresistibile ascesa: la Vanoni, nella prima mentà degli anni Sessanta, partecipa alla trasmissione televisiva “Canzonissima”, a svariate competizioni (nel ‘64, con “Tu si’ ‘na cosa grande” vince il Festival di Napoli in coppia con Domenico Modugno), recita in teatro e tenta la commedia musicale col “Rugantino” di Garinei & Giovannini, accanto ad Aldo Fabrizi e Nino Manfredi.

Conclusosi nel ‘65 il suo matrimonio con Ardenzi intensifica la sua attività canora infilando una serie di straordinari hit come “Abbracciami forte”, “La musica è finita”, “Tristezza”, che la proiettano ai vertici delle classifiche. Nel 1968 e 1969 realizza due dischi particolarmente importanti, intitolati “Ai miei amici cantautori”, dove canta Paoli, Tenco, la canzone napoletana, la canzone francese.

Gli anni Settanta sono caratterizzati da grandi successi televisivi e di mercato. In questo periodo canzoni come “L’appuntamento” e “Domani è un altro giorno” caratterizzano un decennio di grandi soddisfazioni in termini di vendite che portano la Vanoni a riscuotere successo anche all’estero. È del 1976 l’album “La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria” che vede tra le collaborazioni giganti della musica carioca come Toquinho e Vinicius De Moraes.

Ormai consacrata come figura di prima grandezza sul panorama italiano, Ornella negli anni Ottanta cementa la sua posizione presso il pubblico: nel 1985 rinnova il sodalizio professionale con Gino Paoli, che dà vita ad un fortunato tour immortalato da un disco live. Nel 1986 incide “O”, un disco di jazz, pieno di grandi ospiti.

Negli anni Novanta inizia la collaborazione con il produttore ed autore Mario Lavezzi. Nascono dischi come “Stella nascente”, “Argilla”, “Quante storie”, “Adesso” e “Sheherazede”, a cui partecipano Paolo Fresu, il nigeriano Geoffrey Oryema, nonché autori come Giorgio Conte e Grazia Di Michele. E l’apertura del nuovo decennio è assolutamente all’altezza: nel 2001 in “Un panino, una birra e poi…” Ornella rilegge vecchie hit della musica italiana.

Qui la Vanoni conclude il suo sodalizio con la CGD e cambia casa discografica, passando alla Sony, per cui pubblica “E poi… la tua bocca da baciare”. Nel 2002 esce “Sogni proibiti”, una rilettura di grandi classici di Burt Bacharach tradotti per la cantante da Sergio Bardotti.

Nel 2004 Ornella ritrova ancora una volta Gino Paoli, con cui incide l’album di inediti “Ti ricordi? No, non mi ricordo”, a cui segue – a vent’anni di distanza – un lungo tour, da cui vengono estratti un doppio cd e un dvd.

Nel 2007 viene pubblicato “Una bellissima ragazza”, realizzato prevalentemente con la collaborazione di Lavezzi e di altri importarti musicisti della canzone italiana. Nel 2008 arriva un disco di duetti, “Più di me”, assieme ad uno spettacolo TV per celebrare la sua lunga carriera. Nel 2009 partecipa al Festival di Sanremo come “madrina” dell’esordiente Simona Molinari, una delle due vincitrici di SanremoLab 2008.

Alla fine del 2010, la Sony Music pubblica un nuovo disco dal vivo, registrato un anno prima durante alcune serate esclusive al Blue Note di Milano, intitolato “Ornella Vanoni live al Blue Note”.

Nel 2013 arriva “Meticci (Io mi fermo qui)”, che, per dichiarazione della stessa Vanoni, pare essere l’ultimo in carriera. Ma una carriera come la sua, da chiudere, è molto difficile, e sono le cronache recenti a raccontarlo: a dicembre del 2017 l’artista milanese viene selezionata tra i 20 big del Festival di Sanremo 2018, dove porta l’inedito “Imparare ad amarsi” accompagnata sul palco dai cantautori Pacifico e Bungaro, classificandosi quinta.

 


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